Il Bracketing: Guida all’Esposizione a Forcella

In questo articolo vi parlerò del bracketing, una tecnica fotografica molto versatile che può aiutarci ad ottenere un’esposizione corretta anche nelle situazioni più difficili.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il bracketing (detto anche “esposizione a forcella“) non è una tecnica recente. I fotografi più esperti lo utilizzavano già parecchi decenni or sono, con le fotocamere a pellicola.

Tuttavia, la sua diffusione è cresciuta in modo esponenziale proprio negli ultimi anni, con la diffusione delle reflex digitali. Ciò si spiega col fatto che il bracketing è alla base di alcune tecniche di post-produzione oggi molto in voga, che prevedono la sovrapposizione delle foto e la fusione delle esposizioni, come l’HDR.

Che Cos’è il Bracketing in Fotografia

Nella sua accezione più generica, scattare in bracketing significa eseguire diversi scatti della stessa scena con delle impostazioni leggermente diverse.

Anche se queste impostazioni possono riguardare diverse caratteristiche dell’immagine (messa a fuoco, bilanciamento del bianco, sensibilità ISO…), quando si parla di bracketing senza ulteriori puntualizzazioni, è a quello dell’esposizione che si fa riferimento.

Le altre tecniche di bracketing sono molto meno diffuse e non me ne occuperò in questo articolo.

“Scattare in bracketing” vuol dire dunque eseguire diverse foto consecutive con un diverso livello di luminosità, riprendendo lo stesso soggetto nelle medesime condizioni.

Nella maggior parte dei casi, le foto che compongono la sequenza sono 3, ma in base alla situazione si può anche decidere di realizzare una serie da 5, 7 o più scatti.

Applicando questa tecnica, anziché registrare un’unica foto, otterremo quindi:

  1. Un’immagine con esposizione neutra
  2. Una foto sottoesposta
  3. Una foto sovraesposta

Quella qui sotto, ad esempio, è una classica ripresa in bracketing: la prima immagine ha un’esposizione neutra, giudicata corretta dall’esposimetro, la seconda è sottoesposta di uno stop e la terza sovraesposta di uno stop.

sequenza di immagini scattate in bracketing

La differenza di luminosità, tra uno scatto e quello successivo, rimane la stessa: nell’esempio è equivalente ad 1 stop, ma può essere anche maggiore (2 stop, 3 stop…) o minore (ad esempio 1/2 stop).


A Cosa Serve il Bracketing

Rimane da capire in che modo possa tornarci utile avere una serie di foto che ritraggono la medesima scena e che differiscono solo per il livello di luminosità. In altre parole: a cosa serve il bracketing dell’esposizione?

Scattare foto in bracketing ha in effetti diversi sbocchi, che rientrano in due precisi ambiti:

  1. Possibilità di scegliere lo scatto migliore della serie.
  2. Possibilità di applicare tecniche di sovrapposizione delle foto.

Il primo punto è abbastanza intuitivo. L’esposimetro della fotocamera non è certo infallibile: nelle condizioni più complesse (ad esempio le foto in controluce) potrebbe sbagliare completamente la sua valutazione. In questi casi è frequente che la fotocamera utilizzi parametri di scatto che portano ad una esposizione sbagliata.

Avendo a disposizione, oltre che una foto con esposizione neutra, anche una un po’ più chiara ed una un po’ più scura, ci sono semplicemente più chance di “centrare” l’esposizione corretta, in almeno uno dei tre casi.

Nell’immagine qui sotto, l’esposimetro ha ad esempio considerato come giusta la prima esposizione. Eppure, in corrispondenza del cielo, l’immagine è fortemente sovraesposta, a tal punto che sarebbe impossibile recuperarla in post-produzione.

sequenza di immagini scattate con l'esposizione a forcella

Avendo scattato in bracketing, si può però banalmente selezionare la seconda immagine, quella “sottoesposta”, e scartare le altre. Anche se gli alberi in primo piano sono un po’ troppo scuri, preservano sufficienti dettagli da poter essere in seguito rischiarati con Photoshop.

A partire dall’avvento della fotografia digitale, l’impiego del bracketing per questa finalità si è sensibilmente ridotto. In fin dei conti, dopo aver scattato una fotografia, possiamo controllare immediatamente il risultato sul display della macchina ed eventualmente correggere i parametri di scatto.

Per valutare la correttezza dell’esposizione in maniera “scientifica”, possiamo inoltre sfruttare un prezioso strumento quale è l’istogramma della fotocamera.

Ancora oggi, comunque, l’esposizione a forcella può tornare utile anche per questo scopo. Un esempio sono i casi in cui si riprendono scene fugaci, per le quali non si avrebbe il tempo, in caso di errore, di correggere l’esposizione e ripetere lo scatto.


Sovrapporre Foto in Bracketing per Ampliare la Gamma Dinamica

Oggigiorno, il bracketing è più spesso utilizzato come punto di partenza per attuare alcune tecniche fotografiche che prevedono la fusione di più immagini in post-produzione, come il famoso HDR.

Per queste elaborazioni, infatti, è essenziale che le immagini di partenza siano perfettamente identiche, fatta eccezione per l’esposizione.

Pur senza scendere troppo nei dettagli, vorrei spendere qualche parola su queste tecniche di post-produzione.

schema che mostra come si ottiene un hdr partendo da tre fotografie scattate in bracketing

Il sensore di una macchina fotografica è in grado di registrare la differenza di luminosità solo entro certi limiti. Ad esempio, una fotocamera potrebbe essere in grado di registrare nella stessa immagine i dettagli sia delle luci che delle ombre (a patto di esporre correttamente) entro una differenza massima di 10 stop.

In questo caso, diremmo che tale macchina ha una gamma dinamica di 10 stop, appunto.

Cosa succede, se nella scena che vogliamo fotografare, la differenza di luminosità tra le zone illuminate e quelle in ombra è superiore alla gamma dinamica della fotocamera?

Aiutandoci con l’istogramma, analizziamo la sequenza di immagini qui sotto: un bracketing di 3 scatti che riprendono una scena in forte controluce.

istogramma che mostra il livello dell'esposizione su una serie di tre fotografie scattate in bracketing
  • La prima foto, quella con l’esposizione più bilanciata, taglia sia le ombre più scure che le aree più chiare (rese rispettivamente come nero assoluto e bianco puro).
  • La seconda foto, quella sottoesposta, riporta un cielo della corretta luminosità. Tutte le aree in ombra, però, sono completamente nere.
  • Infine, nell’ultimo scatto si “salvano” le parti in ombra, ma tutte le zone illuminate direttamente dal sole (in particolare il cielo) sono terribilmente sovraesposte.

Insomma, presa a sé, nessuna delle 3 foto preserva dettagli sia nelle ombre che nelle alte luci. La situazione non migliorerebbe nemmeno aumentando il numero di scatti in sequenza: si tratta di una classica coperta troppo corta.

L’unica soluzione, dopo aver eseguito gli scatti in bracketing, è quella di fonderli in post-produzione traendo da ognuno la parte correttamente esposta.

Questa operazione di fusione tra le esposizioni può essere eseguita manualmente (come ho spiegato nell’articolo sulla doppia esposizione) oppure in modo automatico, generando un HDR.

una fotografia di paesaggio che fa uso di una cornice come elemento della composizione

L’associazione tra il bracketing e l’HDR è oggi talmente forte che non di rado le due tecniche vengono confuse l’una con l’altra. Vale quindi la pena ribadire che, di per sé, il bracketing riguarda esclusivamente l’acquisizione delle foto, a prescindere dall’utilizzo che se ne farà!


Come Scattare in Bracketing

Conclusa la parte teorica vediamo adesso, in concreto, come scattare in bracketing. La procedura si può svolgere sia in maniera automatica (scelta consigliata, qualora supportata dalla fotocamera) che manuale.

In entrambi i casi, per ottenere risultati soddisfacenti, è opportuno prendere alcune semplici accortezze:

  • La tecnica del bracketing è praticabile soltanto quando si riprendono soggetti statici (tipicamente i paesaggi), soprattutto se il fine è quello di fondere in seguito le diverse esposizioni.
  • Per far sì che l’inquadratura rimanga perfettamente identica, tra uno scatto e l’altro, è fortemente consigliato l’utilizzo di un treppiedi.
  • Per il bracketing dell’esposizione, è preferibile impostare la fotocamera sulla modalità di scatto a priorità di diaframma (se la fotocamera ne dispone). Con il valore di apertura fisso, eviteremo infatti variazioni nella profondità di campo.

Il Bracketing Manuale

Per gestire il bracketing in maniera manuale, non bisogna far altro che usare la compensazione dell’esposizione, funzionalità presente pressoché su qualsiasi fotocamera.

impostazione della compensazione dell'esposizione su uno smartphone

Sulle fotocamere compatte e sugli smartphone, la compensazione dell’esposizione potrebbe essere un po’ “nascosta” nei menu. Se invece utilizzate una fotocamera ad obiettivo intercambiabile, dovrete impostarla su una delle modalità semi-automatiche. Come detto, la più indicata è quella a priorità di diaframma.

Una volta individuata la modalità di scatto più appropriata, dovrete eseguire un’esposizione con valori neutri, una foto sottoesposta ed una sovraesposta della stessa entità. Il tutto senza cambiare inquadratura e senza variare altre impostazioni di scatto.


Il Bracketing Automatico

Se possedete una macchina fotografica reflex o mirrorless oppure una fotocamera ad obiettivo fisso di fascia alta, è probabile che sia presente la funzione di bracketing automatico (chiamato anche auto-bracketing o indicato dalla sigla AEB).

Attivando questa funzione, sarà la fotocamera stessa a variare automaticamente l’esposizione tra uno scatto all’altro: non dovremo preoccuparci di intervenire manualmente.

impostazioni dello scatto a forcella (bracketing) sul menu di una macchina fotografica

Di solito, si può attivare il bracketing automatico dal menu principale della fotocamera, ma in alcuni casi è presente anche un apposito pulsante fisico sul corpo macchina.

In base alla modalità “drive” impostata, può cambiare il modo in cui viene acquisita la sequenza di foto. Potrebbe essere necessario premere il pulsante di otturazione prima di ogni scatto (in “scatto singolo”), mantenerlo premuto per registrare l’intera serie (“scatto continuo”) o premerlo una sola volta e lasciare che la fotocamera acquisisca tutte le foto (con l’autoscatto).

A seconda della macchina fotografica in vostro possesso, la funzionalità di bracketing automatico può essere più o meno avanzata, ed offrire un diverso grado di personalizzazione. Vediamo alcune delle opzioni più rilevanti:

  • L’attributo fondamentale è l’entità della variazione fra uno scatto e l’altro. Questo intervallo può essere impostato su 1 stop, su 2 stop, su 1/3 stop, o sul valore più appropriato alla situazione.
  • Un’altra opzione messa a disposizione dalle fotocamere più avanzate è il numero di scatti da eseguire in sequenza. Come già detto, benché nella maggior parte dei casi si scelga una sequenza di 3 foto, è spesso possibile eseguire anche 2, 5 o 7 scatti in automatico.
  • Molte fotocamere permettono anche di stabilire l’ordine da seguire nella registrazione delle foto, scegliendo quindi se scattare per prima l’immagine con esposizione neutra o una delle altre.
  • Talvolta è possibile anche decidere se annullare automaticamente il bracketing automatico allo spegnimento della macchina o se mantenerlo attivo fino alla disattivazione manuale.

L’immagine qui sotto mostra due delle schede relative alla personalizzazione dell’auto-bracketing su una reflex Canon. Ad ogni modo, le possibilità offerte variano fortemente in base al modello in uso, così come, ovviamente, l’interfaccia dei menu.

impostazioni avanzate bracketing sui menu di una fotocamera

Per conoscere nei dettagli il funzionamento del bracketing automatico sulla vostra fotocamera, vi consiglio quindi di dare un’occhiata al manuale di istruzioni del vostro modello specifico.


Lascia un commento