La compensazione dell’esposizione è quella pratica che consiste nel lasciar assorbire al sensore una quantità di luce diversa da quella suggerita dall’esposimetro.
In altre parole, compensare l’esposizione vuol dire ottenere un’esposizione minore o maggiore rispetto alla valutazione della fotocamera, rendendo così la foto più o meno luminosa.
Conoscere la compensazione dell’esposizione e saperla padroneggiare è fondamentale per avere il pieno controllo sui propri scatti.
La questione non è affatto complicata: se avete già chiari i concetti di base dell’esposizione fotografica, descritti nella relativa sezione del nostro corso di fotografia, l’argomento si rivelerà della massima semplicità.
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Che Cos’è la Compensazione dell’Esposizione?
Un’esposizione corretta (ossia un corretto livello di luminosità) è una condizione essenziale affinché una fotografia possa considerarsi “riuscita”.
Proprio per questo ogni macchina fotografica dispone di un componente interno, l’esposimetro, che misura la quantità di luce presente nella scena e – su questa base – indica quali parametri di scatto usare affinché l’esposizione sia adeguata.
Nella maggior parte delle situazioni, questa valutazione si rivela effettivamente corretta. Tuttavia, capita frequentemente che l’esposimetro sbagli la sua stima ed il risultato, in questi casi, è quello di ritrovarsi con una fotografia sovraesposta oppure sottoesposta.
Aggiungiamo che, anche nel caso la fotocamera calcolasse un’esposizione tecnicamente perfetta, “sottoesporre” o “sovraesporre” potrebbe benissimo essere una nostra scelta consapevole, dovuta alla necessità di ottenere un particolare effetto creativo.
La compensazione dell’esposizione ci permette, in tutte queste situazioni, di impostare arbitrariamente il livello di esposizione della foto, discostandoci da quanto suggerito dalla macchina fotografica.
Detto ciò, passiamo subito ad un esempio pratico, osservando la serie di immagini qui sotto.
Per la prima foto sono stati usati i parametri di scatto suggeriti dalla fotocamera (apertura f/11 e tempo 1/100). In questo caso, però, l’esposimetro ha evidentemente effettuato una valutazione errata, dato che la foto è visibilmente sottoesposta.
Per rimediare alla sottoesposizione, nella seconda foto è stata usata la compensazione dell’esposizione. Come potete notare dai dati di scatto, il tempo di posa è stato allungato di uno stop, lasciando invariato il diaframma. Il sensore ha quindi catturato il doppio della luce e – di conseguenza – l’esposizione è maggiore di uno stop (EV +1).
Seppure la situazione sia migliorata, la seconda immagine rimane comunque lievemente sottoesposta. Per questo, la terza foto è stata scattata compensando ulteriormente l’esposizione. Il tempo di posa è adesso più lungo di 2 stop rispetto allo scatto iniziale, con l’apertura sempre fissa su f/11.
L’esposizione, finalmente corretta, è quindi di 2 stop superiore rispetto a quella consigliata dalla fotocamera (EV +2).
A questo punto, vi starete forse chiedendo cosa sono gli “EV“. In fotografia, questa sigla è l’acronimo di Exposure Value (ossia “valore di esposizione“): si tratta semplicemente di un’unità di misura dell’intensità luminosa.
1 EV corrisponde esattamente ad 1 Stop ma, teoricamente, si dovrebbe fare riferimento agli stop quando si parla dei parametri di scatto ed agli EV quando si parla dell’intensità luminosa.
Nel contesto della compensazione dell’esposizione, si definisce il valore suggerito in partenza dall’esposimetro come EV0. Quindi, con EV+1 (o EV 1) si indica una sovraesposizione di uno stop, con EV-0,5 si indica una sottoesposizione di mezzo stop, e così via…
Come Compensare l’Esposizione
Conclusa questa parte introduttiva, vediamo adesso, nella pratica, come si compensa l’esposizione.
Ad eccezione, forse, di qualche modello estremamente economico, qualsiasi fotocamera offre la compensazione dell’esposizione, inclusi smartphone e compatte.
Compensare l’Esposizione su Reflex e Mirrorless
Sulle fotocamere ad obiettivo intercambiabile (reflex e mirrorless), ma anche sulla maggior parte delle bridge e sulle compatte più avanzate, si può compensare l’esposizione nelle modalità di scatto “Priorità di Tempi“, “Priorità di Diaframma” o “Programma”.
La maggior parte dei modelli dispone di un apposito pulsante fisico deputato alla compensazione dell’esposizione, che per convenzione raffigura un “+” ed un “-” bianchi e neri su sfondo a colori invertiti (vedi figure).
La procedura tipica, prevede di mantenere premuto questo pulsante e ruotare contemporaneamente la ghiera principale della fotocamera.
Così facendo si può regolare l’entità della compensazione prendendo come riferimento l’indicatore che compare sul mirino o sul display della fotocamera.
Chiaramente, se stiamo lavorando in modalità a priorità di diaframma (“A” o “Av“), il valore di apertura rimarrà comunque fisso e la compensazione dell’esposizione agirà sul tempo di posa.
Al contrario, se stiamo usando la modalità a priorità di tempi (“S” o “Tv“), compensando l’esposizione andremo ad agire sull’apertura del diaframma.
Non tutte le fotocamere, comunque, presentano il pulsante fisico +/-. In alcuni casi, si compensa l’esposizione attraverso una seconda ghiera fisica, destinata proprio a questa specifica funzione.
A seconda del modello, cambia anche il range entro il quale si può compensare l’esposizione. Alcune macchine fotografiche permettono uno scarto di +/- 3 EV, mentre altre si spingono fino a +/- 5 EV. Normalmente, è anche possibile impostare la compensazione in incrementi di 1/2 stop o di 1/3 stop.
Se fosse necessario discostarsi dal valore di base in una misura ancora maggiore, conviene piuttosto usare la modalità Manuale (“M“) e regolare uno per uno, con precisione, i parametri di scatto.
L’immagine sotto mostra la compensazione dell’esposizione impostata su EV +1 sul display supplementare di una vecchia reflex Canon.
Da notare come, nonostante la fotocamera in questione sia di fascia medio-alta, il range di compensazione dell’esposizione sia limitato a soli +/-2EV. Solo negli ultimi anni, Canon ha provveduto ad ampliare questo intervallo sui propri modelli, portandolo a +/- 5 EV.
Compensare l’Esposizione su Smartphone e Compatte
Sulle compatte di fascia bassa e sugli smartphone, la procedura per la compensazione dell’esposizione è un po’ meno standardizzata, anche perché non sono previste le canoniche modalità di scatto P-A-S-M.
Viste le profonde differenze da un modello all’altro, sarebbe impossibile fornire indicazioni precise su dove trovare questa funzione.
In alcuni casi (soprattutto nelle compatte Nikon) è presente il classico pulsante +/- descritto poc’anzi, che richiama la compensazione dell’esposizione. Più spesso, è però necessario cercare la relativa voce all’interno dei menu della fotocamera.
Tenete anche conto del fatto che spesso, sulle fotocamere economiche, questa funzione viene indicata con l’espressione “Valore Esposizione” (come nell’immagine di esempio, riferita ad uno smartphone) oppure semplicemente “Esposizione“.
Inoltre, è probabile che il range di compensazione sia più ristretto rispetto alle fotocamere ad obiettivo intercambiabile: nella maggior parte dei casi lo scarto massimo è di +/-2EV.
Quando Usare la Compensazione dell’Esposizione?
La compensazione dell’esposizione può tornare utile nei casi più disparati e vi consigliamo quindi di prendere confidenza con il suo utilizzo, così da poterla usare con dimestichezza ad ogni evenienza.
Semplicemente, ogniqualvolta la luminosità dell’immagine non appaia corretta, possiamo rimediare attraverso questa procedura, consultando magari l’istogramma della fotocamera prima di ripetere lo scatto.
Ad ogni modo, esistono alcune situazioni specifiche nelle quali è particolarmente frequente che sia richiesto compensare l’esposizione. Di seguito, ne analizzeremo alcune.
Soggetti molto chiari o molto scuri
È importante tenere sempre a mente che gli esposimetri sono tarati sul grigio medio 18%. Qualunque sia il soggetto ripreso, la macchina tenderà a riportarne la luminosità, in foto, su questo livello “neutro”.
Come conseguenza, la fotocamera tende a sovraesporre i soggetti scuri e sottoesporre quelli chiari. Lo schema qui sotto dovrebbe aiutarci a spiegare meglio questo concetto.
Il soggetto della prima foto è una cosiddetta gray card: un cartoncino grigio neutro che riflette proprio il 18% della luce. Si tratta di un semplice strumento utilizzato dai fotografi proprio per misurazioni accurate dell’esposizione (e del bilanciamento del bianco).
La seconda foto, al centro, mostra invece un pannello perfettamente bianco (che nel caso specifico è il retro della gray card). Nella terza foto abbiamo invece rimosso il soggetto lasciando nell’inquadratura soltanto il fondale, completamente nero.
Non avrete probabilmente notato nulla di strano nell’osservare queste tre immagini.
Eppure, per ottenere il risultato qui sopra, con una corretta luminosità prima sul grigio, poi sul bianco ed infine sul nero, siamo stati costretti ad usare proprio la compensazione dell’esposizione.
Nella fattispecie, la seconda e la terza foto sono state scattate rispettivamente a EV +2,3 ed EV -2,3: oltre due stop di differenza, quindi, rispetto a quanto suggerito dall’esposimetro!
Qui sotto mostriamo invece le stesse immagini così come sono state scattate dalla fotocamera in automatico, senza alcuna compensazione.
Come c’era da aspettarsi, sia il bianco che il nero sono stati riportati ad un livello di luminosità medio, che corrisponde – appunto – al famoso grigio 18%.
Il cartoncino grigio appare invece della corretta luminosità, il che è perfettamente normale, dato che il suo scopo è proprio quello di fungere da riferimento!
Per rendervi meglio conto di questo fenomeno, potete facilmente replicare lo stesso esperimento con la vostra macchina fotografica.
In sintesi, le due semplici regole che dobbiamo sempre ricordare sono:
- Quando riprendiamo soggetti molto chiari dobbiamo compensare l’esposizione in positivo (“sovraesporre“).
- Quando riprendiamo soggetti molto scuri dobbiamo compensare l’esposizione in negativo (“sottoesporre“).
Il più classico degli esempi è rappresentato dalle foto scattate sulla neve, situazione puntualmente menzionata ogni volta che si parla di compensazione dell’esposizione.
Proprio per i motivi appena illustrati, se inquadriamo un soggetto talmente chiaro come una distesa nevosa e calcoliamo l’esposizione su di esso, la fotocamera tenderà a sottoesporre pesantemente. Si rende quindi necessario compensare l’esposizione di 1 o 2 stop.
Contrasti Elevati e Scene in Controluce
Quando riprendiamo una scena dai forti contrasti è molto probabile che ci ritroveremo con un risultato diverso da quello che ci eravamo prefigurati.
La fotocamera, contrariamente all’occhio umano, non è in grado di riprodurre contemporaneamente sia le aree molto scure che quelle estremamente luminose.
Così, le ombre rischiano di essere registrate come nero assoluto e le zone chiare come bianco puro.
In queste situazioni, la compensazione dell’esposizione ci permette di stabilire quali aree debbano essere correttamente esposte e quali, invece, si possano “sacrificare”.
Entrambe le foto qui sotto ritraggono ad esempio una situazione di forte controluce, ma si desiderava un’interpretazione diversa della scena.
Nella prima foto, per mantenere leggibili i dettagli del primo piano (le gondole), è stata usata una compensazione dell’esposizione di EV +2. Lo sfondo è di conseguenza pesantemente sovraesposto, ma in questo caso ciò è un effetto voluto.
Per la seconda immagine si è operata invece una compensazione dell’esposizione in negativo (EV -1), così da rendere i mulini a vento delle silhouette e mantenere perfettamente leggibili i colori del tramonto.
Un’alternativa alla compensazione dell’esposizione, in situazioni come queste, è quella di cambiare la modalità di misurazione dell’esposimetro, scegliendo ad esempio quella Spot ed eseguendo la rilevazione sul punto che vogliamo sia correttamente esposto.
Enfatizzare la Sorgente Luminosa
Usare la compensazione dell’esposizione è fondamentale anche quando si vuole mantenere leggibile la fonte luminosa che illumina la scena, come ad esempio una candela accesa.
Questo può in verità considerarsi un caso particolare della situazione descritta nel paragrafo precedente, ma vogliamo analizzarlo più nel dettaglio.
Con una pesante compensazione negativa (ad esempio -3EV) possiamo fare in modo che l’esposizione sia corretta proprio sulla sorgente luminosa e sui particolari che si trovano nelle sue immediate vicinanze (il libro ed alcune conchiglie, nell’esempio sopra).
Se ci affidassimo del tutto agli automatismi della fotocamera, invece, ci ritroveremmo con una foto nel complesso molto più luminosa e – di conseguenza – con una candela completamente bianca, bruciata (foto sotto).
Il comportamento della macchina fotografica, d’altronde, è del tutto comprensibile: non potendo sapere che tipo di foto vogliamo fare né quale sia il soggetto per noi più importante, cerca di esporre correttamente per la maggior parte della scena!
Nella pratica, situazioni simili a questa si verificano spesso durante le feste di compleanno dei bambini, quando il festeggiato si accinge a soffiare sulla candelina. Un effetto molto ricercato, infatti, è quello di avere il volto e la torta illuminati dalla sola luce della candela, contro uno sfondo molto scuro.
Un altro esempio sono le foto dell’albero di Natale con le luci decorative accese in un ambiente buio. La fotocamera cercherebbe con tutta probabilità di riportare su un livello di luminosità medio l’immagine nel suo complesso, sovraesponendo di conseguenza le luci dell’albero.
Con una compensazione dell’esposizione negativa, possiamo invece fare in modo che queste risaltino nella penombra.
Un’accortezza che vi consigliamo di prendere, quando volete includere una sorgente luminosa nella foto, è quella di inserire comunque una fill light: una seconda fonte di illuminazione, più debole, che schiarisca parzialmente le zone in ombra evitando che appaiano completamente nere.
Molto chiaro ed esaustivo