In questo articolo ci occuperemo del diaframma in fotografia, uno degli aspetti più importanti da conoscere per usare consapevolmente una macchina fotografica.
Vedremo innanzitutto che cos’è il diaframma in fotografia, spiegheremo cosa si intenda col termine apertura riferito alla macchina fotografica, illustreremo la cosiddetta scala dei diaframmi e vi suggeriremo quali impostazioni scegliere per le situazioni più comuni.
Il concetto di apertura di diaframma si ricollega a molti altri aspetti cruciali della fotografia, soprattutto l’esposizione e la profondità di campo. Nel corso dell’articolo troverete link di approfondimento a questi temi, che abbiamo già trattato nel nostro corso di fotografia e che comunque, per quanto possibile, cercheremo di riprendere.
Indice dei contenuti
Cos’è il Diaframma in Fotografia
Per prima cosa, cerchiamo di capire che cos’è il diaframma. In fotografia, con questo termine si indica un meccanismo presente all’interno dell’obiettivo composto da un numero variabile di lamelle.
Queste lamelle, a seconda dell’apertura di diaframma scelta, formano un foro più o meno ampio. La luce che filtra dall’obiettivo dovrà quindi transitare attraverso questo foro prima di raggiungere il sensore e permettere la registrazione della fotografia.
Come spiegheremo meglio più avanti, un diaframma chiuso lascia transitare una minore quantità di luce ma determina una profondità di campo ampia. Al contrario, un diaframma aperto, lascia passare molta più luce ma riduce l’estensione della profondità di campo.
Il diaframma è presente su qualsiasi fotocamera, o meglio, su qualsiasi obiettivo: che si tratti di una reflex, di una mirrorless, di una compatta oppure di uno smartphone.
Tuttavia, le macchine fotografiche più economiche non danno all’utente la possibilità di controllarlo: le impostazioni relative al diaframma vengono regolate automaticamente dalla fotocamera.
Le reflex e le mirrorless offrono invece un pieno controllo dell’apertura di diaframma. Anche su questo punto, comunque, ci dilungheremo più avanti.
A Cosa Serve il Diaframma in Fotografia
Vediamo adesso, più nel dettaglio, a che cosa serve il diaframma in fotografia. Come anticipato, l’apertura di diaframma ha delle implicazioni sull’esposizione fotografica e sulla profondità di campo; approfondiamo questi concetti uno alla volta.
L’Apertura di Diaframma e l’Esposizione
Dal punto di vista dell’esposizione, il diaframma va visto un po’ come una valvola, la quale regola la quantità di luce che filtra attraverso l’obiettivo. Più sarà ampio il foro formato dal diaframma, maggiore sarà la luce che arriverà a colpire il sensore.
Potremmo paragonare il sensore della fotocamera ad una stanza, ed il diaframma alla finestra presente al suo interno, unico punto dal quale può penetrare la luce. Facile intuire che maggiori sono le dimensioni della finestra/diaframma, più luce potrà entrare nella stanza/sensore!
Immaginando di scattare una serie di foto potendo variare solo l’apertura di diaframma (e lasciando inalterati gli altri parametri di scatto), otterremmo risultati come quelli simulati nello schema qui sotto.
A diaframma molto aperto, una quantità eccessiva di luce ha raggiunto il sensore, portando ad una foto sovraesposta. Al contrario, a diaframma chiuso, la quantità di luce era troppo esigua e la foto è di conseguenza sottoesposta. In questo esempio, un’apertura di diaframma media ha portato ad una corretta esposizione.
In realtà, però, l’esposizione non dipende esclusivamente dall’apertura di diaframma scelto, bensì dal rapporto fra questa ed il tempo di posa impostato.
Tornando all’esempio precedente, avremmo potuto ottenere una corretta esposizione in tutti e tre i casi, semplicemente associando un tempo di posa più breve al diaframma più ampio ed un tempo più lento al diaframma più chiuso.
Adottando un punto di vista opposto, possiamo anche dire che sarebbe stato possibile utilizzare un tempo di scatto a nostra scelta ed ottenere un’esposizione comunque corretta, semplicemente regolando l’apertura di diaframma di conseguenza.
Grazie alla sua azione di filtraggio della luce, il diaframma ci garantisce quindi un buon margine di nella scelta dei tempi e proprio questa è la sua utilità, rispetto all’esposizione fotografica.
Variare l’apertura del diaframma ci permette di controllare indirettamente in tempo di posa.
Se questi concetti non vi sono molto chiari, vi consigliamo di leggere la pagina dedicata all’esposizione fotografica, all’interno della quale abbiamo meglio descritto la legge di reciprocità, ossia il rapporto che esiste tra l’apertura di diaframma in fotografia e gli altri parametri di scatto. Più avanti, al termine dell’articolo, faremo comunque degli esempi esplicativi.
L’Apertura di Diaframma e la Profondità di Campo
Chiudiamo per adesso il discorso legato all’esposizione e passiamo ad illustrare il rapporto che esiste tra l’apertura di diaframma in fotografia e la profondità di campo.
Anche in questo caso, il concetto di base è piuttosto semplice; basta ricordare due semplici regole:
- Un’apertura di diaframma ampia porta ad una profondità di campo ridotta
- Un’apertura di diaframma ristretta porta ad una profondità di campo estesa
Per questo motivo, quando desideriamo avere tutto a fuoco, dobbiamo assicurarci che il diaframma sia chiuso, mentre se vogliamo che solo il soggetto sul quale abbiamo focheggiato sia nitido, dovremo mantenere il diaframma aperto.
Maggiore è l’ampiezza del diaframma, minore sarà l’estensione della profondità di campo
L’apertura di diaframma, come abbiamo spiegato nel relativo articolo, è comunque solo uno dei tre fattori che determinano la profondità di campo in fotografia: gli altri due sono la lunghezza focale e la distanza di messa a fuoco.
Gli “Stop” e la Scala dei Diaframmi in Fotografia
Iniziamo adesso ad analizzare gli aspetti tecnici, forse un po’ complessi, ma la cui conoscenza è fondamentale per poter padroneggiare il diaframma in fotografia.
Qualunque macchina fotografia può regolare l’apertura di diaframma su dei valori standard, che in gergo vengono chiamati “stop“. L’insieme di questi stop è detto scala dei diaframmi e contiene tutti i valori di apertura utilizzabili.
La scala dei diaframmi:
f/1 – f/1,4 – f/2 – f/2,8 – f/4 – f/5,6 – f/8 – f/11 – f/16 – f/22 – f/32
I valori più bassi di questa scala corrispondono ad aperture di diaframma più ampie, mentre valori più alti corrispondono ad aperture più strette.
La cosa fondamentale da ricordare è che passando da ognuno di questi stop a quello successivo, la quantità di luce filtrante è esattamente doppia. Pertanto, facendo qualche esempio:
- aprendo da f/4 ad f/2,8, il doppio della luce filtrerà attraverso l’obiettivo.
- chiudendo da f/8 ad f/11 si dimezza la quantità di luce che raggiunge il sensore.
- chiudendo da f/2 ad f/4 (“di 2 stop“) solo un quarto della luce raggiungerà il sensore.
La scala dei diaframmi che abbiamo proposto è in verità solo teorica o meglio, è quella ideale, completa.
Ogni obiettivo permette di variare l’apertura di diaframma sui valori elencati, ma entro un range di stop più ristretto. Questo range dipende essenzialmente dalla massima apertura di diaframma messa a disposizione dall’obiettivo.
Ad esempio l’apertura massima di diaframma di un obiettivo potrebbe essere di f/2,8 oppure di f/4. Solo alcuni obiettivi, perlopiù di fascia molto alta, offrono una massima apertura di diaframma di f/1,4 o addirittura maggiore.
Come avrete intuito, un’apertura massima quanto più ampia possibile è una caratteristica desiderabile di qualsiasi obiettivo, in gergo definita luminosità.
Per motivi che spiegheremo più avanti, le aperture di diaframma più chiuse (valori più alti) non sono invece di grande interesse e non vengono quasi mai utilizzate.
In realtà, le moderne fotocamere permettono di impostare l’apertura di diaframma anche su valori intermedi fra i vari stop, ad esempio su mezzi stop o terzi di stop. È quindi possibile che una foto venga scattata a f/1,8, ad f/13 o f/5, giusto per fare qualche esempio.
Nello schema sotto, mostriamo la scala dei diaframmi comprensiva delle frazioni di stop, per le aperture che vanno da f/2 ad f/8.
I valori che compongono la scala dei diaframmi non sono ovviamente causali, ma hanno un significato ben preciso.
Essi rappresentano il rapporto fra la lunghezza lunghezza focale dell’obiettivo ed il diametro fisico del diaframma.
Per esempio, se stiamo scattando con un obiettivo da 50mm ad f/2, il diametro del diaframma sarà pari a 25mm. Se con un teleobiettivo da 200mm scattiamo ad f/4, il diametro del diaframma sarà di 5cm (50mm), e così via…
Il fatto che si tratti di un rapporto spiega anche il motivo per il quale l’apertura di diaframma venga indicata dal prefisso “f/“, dove la f sta per focale.
L’apertura di diaframma in fotografia è rappresentata da “f/” seguito da un numero
Potrebbe sembrare complicato memorizzare la scala dei diaframmi, ma in realtà è più semplice di quanto si pensi, e per ben due motivi.
Innanzitutto, se vi state appassionando di fotografia, la scala dei diaframmi diventerà il vostro pane quotidiano: sarà un aspetto che prenderete in considerazione ad ogni fotografia scattata.
Secondo, la progressione è delle aperture di diaframma è regolare: ad ogni stop il valore aumenta di √2 o, se preferite, gli stop sono a due a due l’uno il doppio dell’altro (f/2 – f/,2,8 – f/4 – f/5,6 – f/8…).
Come Impostare il Diaframma dalla Macchina Fotografica
Nonostante, come ampiamente spiegato, il diaframma sia un componente presente all’interno dell’obiettivo, il valore di apertura viene normalmente impostato attraverso la macchina fotografica.
Un tempo, le cose erano diverse: gli obiettivi disponevano infatti di un’apposita ghiera preposta a questo scopo, tuttora presente su alcuni rari obiettivi manuali (anche moderni).
Tuttavia, solo le macchine fotografiche che integrano le modalità di scatto manuali e semi-automatiche offrono effettivamente all’utente questa possibilità.
Normalmente, le fotocamere compatte e le fotocamere bridge non permettono di variare l’apertura di diaframma. Anche quando ciò è tecnicamente possibile (ossia quando sono presenti i controlli manuali) il range entro il quale si può effettuare la variazione è molto ristretto, ad esempio 1 o 2 stop.
Per quanto riguarda gli smartphone, non solo non è possibile impostare arbitrariamente l’apertura di diaframma, ma non è nemmeno previsto un diaframma variabile: la sua apertura è infatti fissa su un determinato valore, il quale varia da modello a modello.
Per poter avere il massimo controllo del diaframma dovrete quindi utilizzare una macchina fotografica reflex oppure una mirrorless ed utilizzarla in manuale. Le modalità di scatto che permettono di gestire direttamente il diaframma sono quella a priorità di apertura (indicata con A o Av) e manuale (indicata con M).
Usando la modalità a priorità di diaframma, potrete scegliere un valore di apertura arbitrario, fra quelli messi a disposizione dall’obiettivo, e la fotocamera imposterà automaticamente un tempo di posa adatto ad ottenere una corretta esposizione.
In modalità manuale, invece, dovrete essere voi stessi a scegliere sia l’apertura di diaframma che il tempo di scatto.
Tipicamente, le fotocamere reflex e mirrorless permettono di effettuare questa scelta ruotando la ghiera di controllo principale.
Quale Apertura di Diaframma Impostare?
Cerchiamo adesso di capire quale apertura di diaframma impostare quando si scatta una fotografia. Riguardo molte situazioni, abbiamo già dato implicitamente una risposta nel corso dell’articolo, ma volendo riepilogare quanto detto:
- Se vogliamo avere tutto a fuoco (ad esempio nei paesaggi) dobbiamo usare un diaframma chiuso (come f/11).
- Quando desideriamo una messa a fuoco selettiva, ovvero quando vogliamo che solo il soggetto principale sia a fuoco, dobbiamo usare un’apertura di diaframma ampia (come f/1,4 o f/2, ma molto dipende dalla lunghezza focale usata).
- Un’apertura di diaframma ampia può indirettamente aiutarci a ricavare tempi di scatto brevi, poiché lasciando filtrare più luce attraverso l’obiettivo, il sensore dovrà esporre per un tempo inferiore (vedi rapporto di reciprocità).
- Allo stesso modo, scegliendo un’apertura di diaframma più ristretta (valori di f/ più elevati) possiamo indirettamente ricavare tempi di scatto più lenti ed eseguire quindi delle lunghe esposizioni.
A queste regole basilari ne possiamo aggiungere altre, da tenere sempre in considerazione.
- La qualità d’immagine migliore si ottiene a diaframmi intermedi, come ad esempio f/5,6 o f/8. Le prestazioni offerte a tutta apertura, o a diaframmi aperti in generale, dipendono essenzialmente dalla qualità dell’obiettivo utilizzato.
- Oltre una certa soglia (diciamo f/16), la qualità d’immagine cala vistosamente a causa del fenomeno della diffrazione, qualunque sia l’obiettivo utilizzato. Per questo motivo, le aperture di diaframma più ristrette non sono quasi mai impiegate. Se questa esigenza nasce dalla necessità di ricavare tempi più lunghi, conviene optare piuttosto per l’utilizzo di un filtro ND.
Esempi Pratici
Chiudiamo questo articolo dedicato alla gestione del diaframma in fotografia proponendo una serie di esempi pratici che potranno aiutarvi a meglio assimilare i concetti finora espressi.
Apertura di Diaframma Stretta per Avere Tutto a Fuoco
Il paesaggio qui sotto, ripreso con un medio-tele, include elementi in primissimo piano ed il soggetto principale sullo sfondo. È stato quindi necessario usare un’apertura di diaframma stretta (f/13) per avere tutto a fuoco.
Usando un’apertura di diaframma ampia, come ad esempio f/4, le piante di granturco in primo piano sarebbero inevitabilmente rimaste fuori fuoco (o in alternativa sarebbero state l’unica parte a fuoco).
Apertura di Diaframma Ampia per Messa a Fuoco Selettiva
Come abbiamo visto, usando un’ampia apertura di diaframma, la fotografia sarà contraddistinta da una profondità di campo limitata, a patto di usare focali relativamente lunghe. In questo modo è possibile staccare il soggetto dallo sfondo, concentrando l’attenzione dell’osservatore sulla parte più importante della fotografia.
Questa è una caratteristica particolarmente ricercata nei ritratti e proprio per questo motivo gli obiettivi pensati per questo genere fotografico sono contraddistinti da una notevole luminosità, ossia da una massima apertura di diaframma molto ampia (di solito tra f/1,4 ed f/2).
Apertura di Diaframma e Fotografia Macro
L’apertura di diaframma nella fotografia macro costituisce un po’ un caso a sé. Nella macrofotografia propriamente detta (quando si inquadra un’area di dimensioni simili a quelle del sensore) si ha infatti a che fare con focali tipicamente lunghe e distanze di lavoro brevi.
Come conseguenza, anche diaframmi molto chiusi, come f/11 ed f/16 potrebbero non essere sufficienti a determinare una profondità di campo sufficiente.
In questi casi bisogna talvolta sacrificare in parte la qualità d’immagine e scegliere il giusto compromesso tra l’estensione della profondità di campo e la diffrazione, che si manifesta inevitabilmente a diaframmi estremamente chiusi (come f/22 o f/32).
Diaframma Chiuso per Lunghe Esposizioni
Anche la foto qui sotto è stata scattata con un’apertura di diaframma chiusa (f/16). In questo caso, però, ciò non è stato dettato dall’esigenza di estendere la profondità di campo.
L’immagine è stata infatti scattata con un grandangolo e non ci sono elementi in primo piano, motivo per cui sarebbe stato sufficiente un diaframma anche di 2 o 3 stop più aperto.
Il motivo è che si desiderava un tempo di posa lungo, e chiudere il diaframma ha permesso indirettamente di ottenere questo risultato, senza necessità di ricorrere ai filtri ND.
Apertura di Diaframma Ampia per Ricavare Tempi di Scatto Brevi
Usare un’apertura di diaframma più ampia è la prima operazione da compiere per ricavare tempi più rapidi.
La fotografia qui sotto ritrae l’interno di una chiesa, ambiente buio per eccellenza, ed è stata scattata a mano libera. Per non incorrere in una foto mossa, è stato necessario usare un’apertura relativamente ampia (f/5,6) associata ad una sensibilità ISO molto elevata.
In questi casi bisogna trovare il giusto compromesso fra profondità di campo, rumore digitale e rischio di mosso.
Nella foto sotto cambia il genere fotografico, ma non certo il concetto di base: anche quando si fotografano animali, dai movimenti imprevedibili, bisogna cercare di ricavare un tempo quanto più rapido possibile.
Per questa ragione si scatta normalmente a tutta apertura o, al più, chiudendo il diaframma di uno stop per migliorare la nitidezza.
Il fatto che un’apertura di diaframma ampia riduca la profondità di campo è in genere un effetto gradito, in questi casi. Lo sfondo leggermente sfocato non distoglie l’attenzione del soggetto, ma al contempo lascia intuire il contesto nel quale si svolge l’azione.
Apertura Focale Intermedia per Preservare la Qualità d’Immagine
Teoricamente, quando non abbiamo né problemi di profondità di campo né di tempi, potremmo scegliere una qualsiasi apertura di diaframma.
Come accennato, in questi casi conviene tuttavia optare per i diaframmi intermedi, che normalmente garantiscono la qualità d’immagine migliore.
Nella foto qui sopra, tutti gli elementi sono compresi in una profondità di pochi centimetri e sarebbero risultati a fuoco pressoché a qualsiasi diaframma. L’apertura scelta per la fotografia è comunque intermedia: f/8.