Oggi torneremo ad occuparci di fotografia paesaggistica, un genere estremamente affascinante e solo all’apparenza semplice. Fare belle foto di paesaggi richiede uno studio approfondito della tecnica fotografica, parecchia pazienza e molta perseveranza.
Esistono però dei semplici accorgimenti che permettono, col minimo sforzo, di rendere scatti di questo genere più interessanti. In questo articolo cercherò proprio di darvi alcuni consigli per migliorare le vostre foto paesaggistiche.
Indice dei contenuti
Individua i Punti Panoramici
Pur riconoscendo l’importanza degli scatti improvvisati e delle opportunità fotografiche “colte al volo”, quando possibile cerco sempre di pianificare, almeno in parte, le mie fotografie.
Per prima cosa, soprattutto quando mi trovo in un posto a me nuovo, cerco di capire quali siano i punti panoramici che offrano maggiori opportunità fotografiche.
Purtroppo, non sempre si ha tempo a sufficienza per esplorare accuratamente l’intero territorio in autonomia. In questi casi, ci si può aiutare osservando semplicemente le foto dello stesso luogo scattate altri fotografi, prima di noi. In questo modo possiamo farci un’idea di quali siano, per grandi linee, le prospettive più interessanti per riprendere il paesaggio.
Una volta individuato il luogo che più ci ispira, dovremo capire come raggiungerlo (il che non sempre è così banale) e trovare, sul posto, una nostra personale composizione.
Quando mi trovavo a Bled, in Slovenia, sapevo dell’esistenza di un punto panoramico dal quale ammirare (e soprattutto fotografare) il lago dall’alto.
Per risalire alla sua posizione ho semplicemente osservato le innumerevoli fotografie presenti su internet che ritraggono questa splendida località.
Esaminando l’orientamento degli edifici presenti sull’isolotto e la posizione di quest’ultimo rispetto agli altri punti di riferimento del luogo (come il castello, sulla sponda opposta del lago) ho potuto facilmente risalire alla posizione del punto panoramico.
Una buona pratica può anche essere quella di mostrare una foto che ci ha ispirati ad un abitante del luogo, esperto della zona, e chiedere consigli su come raggiungere il punto dal quale è stata scattata.
Qualche utile App per Smartphone
Applicazioni per smartphone e servizi Web vari possono essere molto d’aiuto per scovare i migliori punti panoramici di un posto a noi nuovo.
Personalmente, utilizzo spesso Google Earth e Google Street View, che permettono di farsi un’idea della vista che si può avere da un determinato punto senza necessità di recarvisi fisicamente. Altro strumento per me essenziale in viaggio è OSMand, l’app di navigazione che (fra le tante funzionalità) segnala i migliori punti panoramici.
Quando ho visitato Rouen, in Normandia, avevo un solo giorno a disposizione e volevo a tutti i costi fotografare la città dall’alto.
Grazie alle curve di livello visualizzabili sulla mappa di OSMand ho rintracciato i punti più elevati nei pressi del centro storico.
Su una collinetta, a bordo di una strada, era segnalato un punto panoramico molto promettente. Ho allora aperto Google Street View per visionare le foto effettivamente scattate da quel preciso punto.
Posiziona un Elemento Primo Piano
Quando fotografiamo un paesaggio, una delle principali sfide è quella di riuscire a trasmettere attraverso il nostro scatto la stessa sensazione di vastità che abbiamo provato dal vivo. La difficoltà risiede nella semplice circostanza che la scena reale presenta tre dimensioni, mentre la fotografia, ahimè, ne ha solo due.
Quello della profondità di una foto è un tema molto complesso, del quale si è d’altronde parlato ampiamente anche su questo sito (nelle sezioni dedicate alla luce ed alla composizione del corso di fotografia). In questo articolo, mi limiterò a descrivervi un semplicissimo metodo molto usato (ed abusato) a questo scopo nella fotografia paesaggistica.
Per sottolineare l’ampiezza di un paesaggio vi consiglio di utilizzare un grandangolo spinto ed inserire un elemento in primo piano.
Una delle caratteristiche della fotografia grandangolare è infatti quella di esagerare la prospettiva: gli oggetti vicini appaiono sproporzionati rispetto a quelli sullo sfondo e la distanza fra i diversi piani della scena appare superiore di quanto non sia realmente.
Quando applicate questo metodo, cercate di scegliere un oggetto coerente con il paesaggio che state riprendendo ma che non “risalti” troppo rispetto agli elementi più importanti della scena (per colori, dimensioni o forma).
In caso contrario, potrebbe distrarre troppo l’occhio dell’osservatore dal soggetto principale della foto.
Sfrutta le Cornici
Continuiamo con i consigli per migliorare la composizione delle fotografie paesaggistiche. Capita spesso di voler riprendere scene un po’ “monotone” o soggetti che, per quanto interessanti, fotograficamente sono molto “inflazionati”.
Un espediente molto valido, che vi consiglio in questi casi per arricchire la composizione e rendere lo scatto un po’ più originale, è quello di utilizzare le cosiddette cornici.
Una cornice in fotografia è un elemento posto in primo piano che, graficamente, racchiude il soggetto completamente o parzialmente.
Molti sono gli elementi che si prestano a fungere da cornice: quelli più frequentemente utilizzati sono finestre o feritoie attraverso le quali si osserva un paesaggio, archi, rami, etc…
Ad ogni modo, l’unico vero limite in questo caso è la nostra fantasia!
Le cornici possono essere efficacemente impiegate sia nei paesaggi naturali che in quelli urbani (nonché in altri generi fotografici).
La loro funzione principale è quella di concentrare l’attenzione dell’osservatore sul soggetto della foto. Scegliendo una cornice adeguata, si potrà inoltre contestualizzare il soggetto dando maggiori informazioni sull’ambiente che lo circonda. Infine, una cornice in primo piano può contribuire a sottolineare la profondità della scena.
Scatta in Bracketing
Una tecnica molto utilizzata per evitare problemi legati all’esposizione è il bracketing, talvolta indicato in italiano come “esposizione a forcella”. Il bracketing consiste in una serie di foto, ognuna delle quali ha un diverso valore d’esposizione.
Nel caso più semplice, vengono eseguiti 3 scatti consecutivi: uno con l’esposizione di base calcolata dall’esposimetro, uno sovraesposto ed uno sottoesposto.
Il vantaggio principale del bracketing, come avrete intuito, è quello di garantire maggiori possibilità di “centrare”, in uno dei tre scatti, l’esposizione corretta.
In particolare, vi consiglio di ricorrere a questa tecnica quando riprendete scene dai forti contrasti, nelle quali sono presenti sia aree molto chiare che aree molto scure. In questi casi, infatti, la rilevazione dell’esposimetro potrebbe risultare imprecisa.
La foto di esempio mostra la stessa scena ripresa con lo scatto a forcella. Notate come la foto centrale, per quanto sia evidentemente sottoesposta, sia l’unica a mantenere sufficienti dettagli sia nelle ombre (che potranno poi essere schiarite con Photoshop) che nelle alte luci. Nelle altre due immagini, invece, il cielo è completamente bruciato!
Ovviamente, si potrebbe anche procedere manualmente, controllando da luminosità dell’immagine appena acquisita e ricorrendo eventualmente alla compensazione dell’esposizione. Spesso però, anche quando si tratta di fotografia paesaggistica, capita di dover “cogliere l’attimo” e di non avere il tempo per simili operazioni.
Detto ciò, il bracketing è oggigiorno utilizzato soprattutto come punto di partenza per delle particolari elaborazioni, come la doppia esposizione o l’HDR.
Il bracketing automatico è disponibile un po’ su tutte le fotocamere più avanzate. Potrete attivarlo attraverso l’apposita funzione, spesso indicata con la sigla AEB.
È possibile scegliere un valore di compensazione dell’esposizione, espresso in termini di “Stop” che varrà sia per la sovraesposizione che per la sottoesposizione. A seconda del modello, potrebbe inoltre essere possibile scegliere il numero complessivo di scatti da eseguire in serie.
Non sottovalutare il “Cattivo Tempo”
Ho spesso sentito associare le giornate limpide e soleggiate alle migliori opportunità fotografiche. Beh, le cose non stanno esattamente così. Al contrario, le calde giornate estive con cielo terso rappresentano probabilmente le condizioni peggiori per la fotografia paesaggistica!
Un cielo completamente sgombro di nuvole è poco interessante (a livello compositivo) e la luce dura, tipica delle giornate assolate, è solitamente la meno adatta a questo genere di foto. Un sottile strato di nuvole o un po’ di foschia, portano in generale a risultati migliori, cercando magari di non scattare nelle ore centrali della giornata.
Anche pioggia e vento possono essere degli alleati nella fotografia paesaggistica (lo avreste mai detto?). I riflessi delle pozzanghere ed il suolo bagnato rendono spesso le foto più interessanti, soprattutto in città.
Certamente, scattare sotto la pioggia non è una buona idea: si rischia di danneggiare l’attrezzatura e, comunque, eventuali gocce sull’obiettivo vengono registrate dal sensore rovinando lo scatto. A volte però, basta tenersi pronti ed attendere che spiova anche solo per qualche minuto per portare a casa foto ricche di fascino.
Il paesaggio marino nella foto sopra è stato ripreso in una giornata autunnale fredda e ventosa. Proprio il movimento delle nuvole e delle onde dovuto al vento, evidenziato da una lunga esposizione, ha reso suggestiva una scena altrimenti un po’ anonima.
Anche i temporali pomeridiani sono delle occasioni che vi consiglio di tenere d’occhio.
Una volta smesso di piovere, l’aria resta molto umida e ciò fa sì che la luce del tramonto sia eccezionalmente calda e colorata. Un cielo ancora abbastanza nuvoloso, può dal canto suo arricchire la composizione.
Se poi siamo proprio fortunati, potremmo anche inserire l’arcobaleno nell’inquadratura.