La composizione fotografica consiste nella scelta degli elementi da includere nella foto e nella loro organizzazione all’interno dell’inquadratura.
Comporre una fotografia significa riuscire a riassumere fra i quattro lati del fotogramma ciò che è utile a raccontare la storia che si vuole narrare, racchiudendovi le sensazioni che si sono provate dinnanzi alla scena ripresa ed includendo il nostro personale punto di vista.
Per ottenere una buona composizione, è quindi indispensabile studiare il soggetto principale della foto ed individuare il punto di vista più efficace per inquadrarlo, stabilire quali altri elementi includere e scegliere come disporli.
In fotografia non esistono “ricette” da seguire che possano garantire una composizione corretta in ogni situazione. Dovrà essere il fotografo, di volta in volta, ad analizzare la scena ed individuare un modo adeguato di raccontarla.
Esistono comunque delle linee guida generali, da usare come punto di partenza per ottenere una composizione quantomeno piacevole, ossia le regole di composizione fotografica.
Di queste parleremo però nelle pagine successive. Per adesso, soffermiamoci invece su alcune delle operazioni basilari alle quali abbiamo appena accennato.
Indice dei contenuti
Lo studio del soggetto
Individuare il soggetto principale della nostra foto è soltanto il primo passo. L’operazione immediatamente successiva deve essere quella di trovare il suo “lato migliore”, il punto di vista più indicato per riprenderlo.
In primo luogo possiamo osservare il soggetto da diverse angolazioni per stabilire quale sia quella dalla quale risaltano le sue caratteristiche più salienti. Dal punto di vista pratico ciò risulta abbastanza semplice nel caso di piccoli oggetti (basta ruotarli), mentre nel caso di paesaggi potrebbe significare anche spostarsi di diversi chilometri.
Scegliere di riprendere un determinato soggetto da un punto di vista più alto o più basso non risponde solo all’esigenza di inquadrare la sua parte più “fotogenica”, ma anche un modo per sottintendere un rapporto fra esso e l’osservatore.
Un’inquadratura dal basso verso l’alto conferirà al soggetto un senso di imponenza, grandiosità, maestosità, mentre un’inquadratura dall’alto verso il basso può attribuirgli un senso di inferiorità, sottomissione rispetto al fotografo ed all’osservatore.
Se non in risposta ad uno scopo ben preciso, bisognerebbe evitare di riprendere persone dall’alto. Nel caso di bambini, ad esempio, è molto meglio abbassarsi e riprenderli dall’altezza del loro viso, ottenendo un punto di vista neutro.
Cosa includere nell’inquadratura
Ogni elemento che scegliamo di includere nell’inquadratura deve fornire un contributo alla storia che vogliamo raccontare, deve avere un suo perché. Utili sono quegli elementi che ci fanno conoscere meglio il soggetto principale, che lo contestualizzano o che ne rafforzano il significato.
Oltre al valore narrativo degli oggetti ripresi, comunque, quando si parla di composizione fotografica bisogna tenere in considerazione anche la loro valenza grafica.
Diagonali, curve, cornici ed altri elementi compositivi sono in grado (come vedremo più avanti) di suggerire un’interpretazione della scena, connotarla di un particolare significato o semplificarne la lettura da parte dell’osservatore.
D’altro canto, tutto ciò che rientra nell’inquadratura deve avere una giustificazione. In caso contrario il rischio è quello che finisca per distrarre l’osservatore dal soggetto principale della foto, indebolendolo e condizionando in una certa misura la riuscita dello scatto.
Ogni elemento presente nell’inquadratura avrà infatti un suo peso per l’occhio dell’osservatore. Quando guardiamo una scena dal vivo, il nostro cervello opera automaticamente una selezione di ciò che è rilevante e di ciò che non lo è.
Pertanto, trovandoci di fronte ad un grazioso laghetto non ci interessa più di tanto se nel nostro campo visivo rientra anche una staccionata in primo piano. Osservando la foto di quel lago, però, la stessa staccionata (magari fuori fuoco o sottoesposta) può rubare la scena al soggetto principale, il lago, divenendo quindi un elemento di disturbo.
Rendendocene conto in fase di scatto, possiamo cercare un punto di vista che escluda questa ipotetica staccionata o, meglio ancora, utilizzarla a nostro vantaggio a mo’ di diagonale che guidi lo sguardo attraverso la scena.
In un certo senso, si potrebbe paragonare la selezione degli elementi da includere nella composizione alla scelta degli ingredienti in cucina, quando prepariamo un pasto. Per ottenere un risultato piacevole è essenziale che ogni elemento/ingrediente che scegliamo di includere sia coerente con il piatto e vi apporti effettivamente un contributo significativo.
È anche necessario che tutti gli ingredienti siano opportunamente dosati, che si leghino bene fra loro e che nessuno di essi finisca per coprire il sapore di quello principale!
In linea generale, soprattutto all’inizio, il consiglio è quello di non inserire troppi elementi nella composizione, così da poterli gestire con maggiore facilità.
Gli elementi di disturbo
Escludere degli elementi dall’inquadratura può essere un’operazione banale o complessa, a seconda delle situazioni. In caso di foto fatte in studio o, in generale, di scene delle quali abbiamo il pieno controllo possiamo semplicemente spostare fuori dall’inquadratura ciò che non è utile allo scatto.
Se gli elementi non sono rimovibili (pali della luce, cestini dell’immondizia…) saremo costretti a trovare un punto di ripresa alternativo che li tenga fuori campo. In alcune situazioni possiamo pianificare il momento dello scatto in modo tale da non incorrere in troppi elementi di disturbo.
Ad esempio, se vogliamo fotografare i monumenti di una città evitando che i passanti rientrino nell’inquadratura, possiamo pensare di scattare poco prima dell’alba, quando le strade sono ancora deserte.
Gli elementi di disturbo non sono necessariamente degli oggetti tangibili. Può essere identificata come elemento di disturbo ogni parte dell’inquadratura che risulti incoerente con il messaggio della fotografia o che rischi di distrarre l’osservatore dal nostro soggetto.
Alcuni esempi di questo tipo possono essere delle aree troppo luminose o che risaltino troppo per colore o per forma.
L’importanza dello sfondo
Lo sfondo di una fotografia è un elemento spesso sottovalutato. Eppure, uno sfondo idoneo può contribuire a valorizzare una fotografia, mentre uno sfondo poco adatto, magari perché “troppo presente” rischia di indebolirla.
Spesso, soprattutto per quanto riguarda ritratti e macro, la soluzione preferita è quella di creare uno sfondo uniforme, ed il metodo più semplice per ottenerlo è quello di sfocarlo, utilizzando una focale spinta e/o un’apertura del diaframma molto ampia (come abbiamo spiegato parlando della messa a fuoco).
L’attenzione alla lunghezza focale ci torna comunque utile anche quando fotografiamo scene più ampie: come abbiamo accennato nella pagina dedicata agli obiettivi, allontanarsi dal soggetto ed utilizzare una focale maggiore porta a risultati ben diversi, nonostante il soggetto occupi grossomodo la stessa area del fotogramma. A cambiare è, appunto, la porzione di sfondo inquadrata, che si restringe all’aumentare della focale.
Teniamo sempre in considerazione questo principio quando ci sembra che lo sfondo di una foto possa distrarre dal soggetto principale.
Orientamento della foto
Un’altra scelta preliminare da fare in fase di scatto è quella relativa al formato da utilizzare, orizzontale o verticale. L’orientamento che più ci risulta naturale è quello orizzontale.
I nostri occhi sono collocati alla stessa altezza, il nostro campo visivo è più ampio in orizzontale e siamo abituati da sempre ad osservare le immagini attraverso rettangoli orizzontali (televisore, cinema, etc…). Inoltre, le fotocamere stesse sono progettate in modo da essere più facilmente impugnabili in orizzontale che non in verticale.
Al di là di eventuali vincoli dettati dal futuro utilizzo della foto, l’orientamento della foto deve essere comunque deciso in funzione della scena inquadrata, scegliendo il formato verticale per soggetti (o gruppi di elementi) che si sviluppano in altezza ed il formato orizzontale per i soggetti che si sviluppano in larghezza.
Come conseguenza, il formato verticale è principalmente utilizzato per foto architettoniche e ritratti, mentre lo si trova meno spesso nei paesaggi.