In questa pagina descriveremo brevemente quelle che sono le principali caratteristiche delle fotocamere digitali.
Per “caratteristiche delle fotocamere” intendiamo tutti quegli aspetti, soprattutto legati alle performance, che rendono una macchina fotografica diversa dall’altra. In altre parole, cercheremo di spiegare le varie sigle ed i vari parametri che si possono trovare tra le specifiche tecniche delle fotocamere, spesso indecifrabili per i meno esperti.
Conoscere le principali caratteristiche delle fotocamere può essere sicuramente d’aiuto per meglio comprendere il funzionamento di una macchina fotografica e, in fase d’acquisto, permette di scegliere con maggiore consapevolezza un prodotto piuttosto che un altro.
Indice dei contenuti
Risoluzione
La risoluzione di una fotografia non è altro che la sua dimensione in termini di pixel. Un pixel è la parte più piccola di un’immagine, ossia ognuno di quei “puntini” monocromatici ed indivisibili che possiamo vedere ingrandendo una foto oltre il 100%.
La risoluzione di una foto viene misurata in megapixel, unità di misura che equivale ad un milione di pixel. Una fotocamera con sensore da 24 megapixel potrà fornire dunque immagini che misurano 6.000 pixel di larghezza per 4.000 di altezza.
Possedere una fotocamera con una risoluzione elevata significa poter effettuare stampe di grandi dimensioni ed avere la possibilità di operare ritagli anche molto spinti, senza per questo sacrificare il livello di dettaglio.
Di conseguenza, l’elevato numero di megapixel è da sempre una delle caratteristiche delle fotocamere più pubblicizzate.
Va però detto che il numero di pixel, di per sé, non dà alcuna informazione circa la nitidezza che sarà possibile ottenere.
Molte fotocamere economiche dotate di un numero sproporzionato di megapixel producono immagini che, osservate ad ingrandimento pieno, appaiono estremamente “morbide”, impastate, con pochi dettagli o con un vistoso rumore digitale.
Parlando del sensore digitale delle fotocamere, abbiamo spiegato che esso è composto da numerosi fotodiodi sensibili alla luce, ognuno dei quali corrisponde ad un pixel della foto.
I sensori delle fotocamere economiche sono normalmente molto piccoli e, dotarli di un numero sproporzionato di fotodiodi (ossia dotarli di una risoluzione troppo alta) significa inevitabilmente utilizzare fotodiodi più piccoli, e per questo meno efficienti.
La conseguenza è che, in presenza di piccoli sensori, la qualità d’immagine risulta spesso inversamente proporzionata alla risoluzione massima.
La foto qui sopra, ad esempio, è stata scattata in buone condizioni di luminosità con uno smartphone Samsung Galaxy S4, dotato di una fotocamera da 13 megapixel ma di un sensore minuscolo.
Osservando il dettaglio al 100% notiamo però come l’immagine sia “impastata”, priva di dettagli e con fastidiosi artefatti. In effetti, il livello di dettaglio offerto da un sensore da 5 megapixel sarebbe stato probabilmente identico.
Bisogna poi sottolineare come un numero di megapixel molto elevato significhi anche file più pesanti. Questo si traduce in un maggiore carico per il processore di immagine (che si ripercuote sulla velocità operativa) ed una minore autonomia della scheda di memoria.
Autofocus
L’autofocus è il sistema attraverso il quale la macchina fotografia mette automaticamente a fuoco il soggetto della foto. A seconda della modello di fotocamera (ed in base alla fascia di prezzo) le prestazioni dell’autofocus possono variare considerevolmente.
Va detto che anche l’obiettivo ricopre un ruolo fondamentale nel processo di messa a fuoco automatica: le performance offerte, quindi, non dipendono esclusivamente dalle potenzialità della fotocamera.
Soprattutto in alcuni generi fotografici (animali in libertà, gare sportive…) avere un autofocus efficiente è una condizione essenziale, mentre in altri ambiti (paesaggi, still life…) le sue prestazioni ricoprono un ruolo marginale.
Possiamo farci un’idea dell’efficienza dell’autofocus conoscendo il numero di punti AF di cui la macchina è dotata, ossia dei “sensori” posti all’interno dell’inquadratura in corrispondenza dei quali è possibile mettere a fuoco.
Per quanto riguarda le fotocamere reflex, i prodotti più economici hanno generalmente 9-11 aree AF, mentre quelli di fascia alta possono attualmente superare i 150 punti. Oltre a conoscere il numero di punti AF di cui è dotata la fotocamera, è importante sapere quanti di essi siano lineari e quanti a croce.
Per mettere a fuoco correttamente, la fotocamera deve analizzare l’immagine in corrispondenza dei punti AF: se questi sensori sono di tipo lineare, la fotocamera potrà rilevare i dettagli solo in orizzontale. Al contrario, un sensore a croce può rilevare dettagli sia in orizzontale che in verticale, il che si traduce in una messa a fuoco più rapida.
Nelle mirrorless, il sistema di messa a fuoco è molto diverso rispetto alle reflex ed i punti AF (normalmente più numerosi) sono localizzati sul sensore anziché su un dispositivo dedicato. Abbiamo discusso di questo argomento in modo approfondito nella pagina dedicata all’autofocus.
Range ISO
Ogni fotocamera possiede un determinato range di sensibilità ISO, che può essere più o meno ampio.
Come abbiamo spiegato nella pagina dedicata all’esposizione, scattare ad ISO elevati permette di ricavare tempi di posa rapidi anche quando c’è poca luce. Ciò limita il rischio di ritrovarsi con foto mosse e permette di ottenere una corretta esposizione senza aprire ulteriormente il diaframma.
Per questo motivo, una sensibilità massima molto elevata è una delle caratteristiche delle fotocamere più desiderabili. A parità di fattori, una macchina con un range ISO più ampio dovrebbe insomma essere da preferire.
Così come la risoluzione, questo dato deve però essere preso un po’ con le pinze: all’aumentare degli ISO aumenta infatti anche la quantità di rumore digitale presente nella foto. Alle sensibilità più elevate proposte dalla fotocamera, la qualità d’immagine potrebbe risultare talmente bassa da rendere la foto pressoché inutilizzabile.
L’ampiezza della gamma ISO di una fotocamera si può facilmente reperire consultandone la scheda tecnica. Più difficile è prevedere, prima dell’acquisto, quali saranno i risultati ottenuti alle varie sensibilità.
Generalmente, la resistenza agli alti iso è direttamente proporzionale alla dimensione del sensore integrato. Per questo motivo, smartphone e compatte economiche iniziano a soffrire già a sensibilità medio-basse (come ISO 400) mentre le reflex e le mirrorless APS-C o full frame possono sfornare file abbastanza puliti anche a 1.600/3.200 ISO.
Per approfondire questo argomento, vi invitiamo a leggere la pagina dedicata, nello specifico, alla sensibilità ISO.
Raffica
La velocità di scatto in raffica è la capacità della macchina fotografica di riprendere immagini in rapida successione.
La raffica si misura in fps (“frames per second“) considerando quindi il numero di scatti che la fotocamera riesce a registrare nell’arco di un secondo. Per fare qualche esempio, una reflex professionale come la Nikon D5 può scattare ad una raffica di ben 14 fps, mentre un modello entry level come la Canon EOS 2000D si ferma a soli 3 fps.
Da sottolineare che quasi tutte le macchine fotografiche riescono a mantenere la propria massima velocità di raffica solo per un numero limitato di scatti. Ad esempio potrebbe essere possibile scattare a 7fps per un massimo di 14 immagini od a 5 fps per massimo 30 immagini.
Superata questa soglia (spesso diversa per RAW e JPEG), la velocità cala drasticamente o l’acquisizione in sequenza si interrompe del tutto.
Quanto sia importante la velocità di scatto in raffica della macchina fotografica è molto soggettivo. Per chi pratica fotografia sportiva o caccia fotografica, questo aspetto è ovviamente essenziale. Al contrario, per chi riprende principalmente soggetti statici (come paesaggi) la velocità di raffica passa in secondo piano rispetto ad altre caratteristiche delle fotocamere.
Gamma Dinamica
La gamma dinamica è una delle caratteristiche delle fotocamere delle quali si parla meno, anche perché è un aspetto un po’ più avanzato di quelli finora descritti. Vediamo brevemente di cosa si tratta.
Quando osserviamo una scena ad occhio nudo riusciamo a percepire, nello stesso momento, anche soggetti dal livello di luminosità molto diverso.
Possiamo quindi apprezzare contemporaneamente il (luminosissimo) sole al tramonto e gli elementi del paesaggio in primo piano (ben più scuri). Allo stesso modo, se ci troviamo in una stanza buia e spostiamo lo sguardo dal monitor del nostro computer possiamo facilmente riconoscere tutti gli oggetti presenti sulla scrivania.
Le macchine fotografiche digitali, invece, non hanno questa capacità. Per meglio dire, le fotocamere riescono a registrare elementi dal diverso livello di luminosità solo entro un certo range, che viene appunto definito gamma dinamica.
Se una macchina fotografica ha una gamma dinamica di 9 EV sarà in grado di registrare contemporaneamente una massima differenza di luminosità nella scena di 9 stop.
Qualora il divario fra le zone in ombra e quelle illuminate, all’interno della scena, fosse superiore, la fotocamera non riuscirebbe a riprodurre correttamente la luminosità di tutti gli elementi.
In questo caso, le zone in ombra apparirebbero nella foto completamente nere o, al contrario, le aree illuminare sarebbero rese completamente bianche. Nella peggiore delle ipotesi, si potrebbero perdere dettagli sia nelle zone più chiare che in quelle più scure.
La simulazione qui sotto mette a confronto due fotocamere che hanno una diversa gamma dinamica. Notate come nella seconda foto, sia le aree più luminose (le nuvole) che quelle più scure (l’albero sulla destra) siano completamente prive di dettaglio.
Generalmente, le situazioni di forte controluce (ad esempio quando vogliamo fotografare tramonti) rimangono problematiche un po’ per qualsiasi macchina fotografica e potrebbe essere necessario il ricorso ad alcune tecniche avanzate di ripresa e/o di post-produzione.
Le macchine fotografiche più economiche, però, potrebbero andare in crisi anche in situazioni ordinarie, ad esempio quando una luce dura proietta ombre molto marcate (vedi foto sopra).
Tropicalizzazione
Per completare questa panoramica delle principali caratteristiche delle fotocamere, parliamo della tropicalizzazione.
Con questo termine si indica la capacità della macchina fotografica di resistere anche ad ambienti e condizioni atmosferiche avverse. Una macchina tropicalizzata può ad esempio essere utilizzata sotto la pioggia (ma non immersa in acqua, ovviamente), in presenza di sabbia fine o a temperature estreme.
Una cosa da tenere a mente, a questo proposito, è che la tropicalizzazione riguarda il corpo macchina e non necessariamente l’obiettivo, che a sua volta può essere tropicalizzato o meno. Quando si prevede un’uscita fotografica in condizioni difficili è bene assicurarsi che tutti i componenti dell’attrezzatura godano di un’adeguata protezione.
Ad essere dotate di tropicalizzazione sono soprattutto le reflex e le mirrorless avanzate, ma anche alcune compatte e bridge di fascia alta.